La Forastera
Quando si parla di vini dell isola d’Ischia il pensiero corre immediatamente al Biancolella. È questo il vitigno che viene in mente. Poi d’altronde, già nel VII Secolo avanti Cristo, gli ellenici, quando colonizzarono questa spettacolare isola, introdussero la coltivazione del vitigno Biancolella.
Oggi troppo spesso si dimentica che la Campania vitivinicola comprende anche le sue isole. Ad Ischia la tradizione non è solo nelle tecniche di produzione ma anche nella riscoperta di vitigni autoctoni. Vi voglio portare a scoprire proprio un vitigno dell’isola: “ La Forestera “. Il nome deriva da “forestiero”, ossia vitigno non locale nella sua zona di produzione, bensì proveniente dall’esterno. Fu introdotto nell’isola di Ischia nella prima metà dell’Ottocento. Inizialmente non molto apprezzato, ebbe in seguito una grande diffusione nell’isola, tanto da essere chiamato anche “Uva dell’Isola”.
È coltivato in tutta la Campania, dove predilige tuttavia le aree costiere e le isole di Ischia e Procida, ma lo si trova anche in Sardegna. Per il secolo scorso si può citare anche una sua comparsa nella provincia di Bergamo. Questo vitigno trova il suo habitat ideale in terreni di origine vulcanica. Nell’isola di Ischia i vigneti, impiantati su terrazzamenti delimitati da muretti a secco, ricoprono zone molto scoscese; per questo motivo si può qui parlare di viticoltura di montagna. La tradizione viticola della Campania ha origini antichissime. All’epoca dei Romani i vini di questa regione godevano di una indiscussa supremazia, a detta di autori come Orazio, Varrone e Plinio, che ne celebrano le lodi sia in trattati agronomici, sia in poesia. La Forastera è un vitigno a bacca bianca di cui non si conosce l’origine ma solo la storia recente, che la vede importata nelle isole della costa campana, in particolare Ischia, per salvare e riempiantare i vigneti duramente colpiti dalla crisi della fillossera della metà dell’ottocento . È proprio ad Ischia che il vitigno viene coltivato, mentre nelle altre isole sembra già scomparso.
Nel periodo successivo alla crisi iniziò a comparire la Forastera nelle produzioni di vini, anche se il Biancolella rimase, ed è tuttora predominante, salvato dai portinnesti americani. Comunque la Forastera è in ogni modo ormai parte dell’isola, che l’ha adottata e trasmutata in tradizione locale. Il motivo per cui non riuscì ad imporsi definitivamente risiede nella estrema difficoltà di coltivazione. Concorre nella DOC Ischia. Proprio le difficoltà di coltivazione ne hanno, in un certo senso, “pregiudicato” una più massiccia estensione. Tant’è vero che sono davvero poche le aziende che lo vinificano in purezza. A cominciare fu Casa d’Ambra nei primi anni Duemila, seguita poi da Pietratorcia, ed infine la casa vinicola Antonio Mazzella. Ma proprio Casa D’ambra , tra i bianchi di gran pregio, produce Euposia, un vino ottenuto solo da Forastera. Troverete dei nomi che accompagnano questa bottiglia. Sono quelli dei quattro coltivatori a cui la cantina decide di dare onore indicando loro come fautori di “agricoltura eroica”. Bella l’idea che regala al vino una storia di vita immediata.
In degustazione, si presenta alla vista di colore giallo paglierino con riflessi leggermente dorati.
All’olfatto risulta ricco ma sottile. Notevoli i sentori tipici di macchia mediterranea. Si riconosce il biancospino, la ginestra, il rosmarino ed in particolare il tiglio. Segue la frutta a pasta gialla come le pesche e sentori di albicocca. Al gusto si ripropongono la macchia mediterranea e la frutta. Buoni anche i sentori minerali. E’ di buona persistenza e di freschezza equilibrata. E’ molto gradevole . Ricordando le tre T “Tipicità, Territorio e Tradizione” tra gli abbinamenti gastronomici tradizionali , lo proverei con un tortino di alici al forno, oppure con una zuppa di pesce, con formaggi di media stagionatura ed anche con carni bianche.
E ricordate che “Il Vino è la parte intellettuale di un pranzo, il resto è la parte materiale”.
Dott. Giovanni De Silva
Fondazione Italiana Sommelier Campania